In questa intervista Manuel Cavallin, il designer di Numi si racconta a 360°. Architetto, scultore e appassionato di tecnologia Manuel, semplicemente non riesce a tenere a freno la creatività. Scopriamo insieme qualcosa di più su di lui.
Manuel, cos’è per te il design?
Il design, per me, è come la battigia! La battigia, comunemente chiamata bagnasciuga, è quella fascia dinamica della spiaggia influenzata dalle onde che modellano la sabbia e creano un equilibrio mutevole tra erosione e deposito. Il design, come la battigia, cambia forma in risposta all’intensità delle onde, si evolve per rispondere a diverse esigenze funzionali, mantenendo un equilibrio tra praticità e bellezza, a volte togliendo a volte aggiungendo bellezza.
Ci racconti il tuo percorso di designer? Come sei diventato architetto?
Non mi definirei un designer, in realtà non saprei definirmi, forse perché non mi piacciono le etichette. Ho frequentato il liceo artistico convinto di andare poi all’Accademia di Belle Arti di Venezia, per poi scegliere al terzo anno di liceo la sezione architettura, che mi ha portato comunque a Venezia, ma per frequentare Architettura.
Cosa ti ha portato, invece, ad aderire al progetto Numi? Cosa metti di tuo negli oggetti che create insieme a Daniele, Elena e Beppe?
Più che cosa, direi chi mi ha portato ad aderire al progetto Numi! E quel chi è Daniele! È grazie a lui se oggi sono parte del progetto Numi, è sua l’idea ancora prima che si chiamasse Numi! Mi ricordo perfettamente la sera in cui è venuto a casa mia a parlarmi di questa sua idea e a chiedermi se volessi farne parte. Con sé aveva schizzi, di quello che poi sarebbe diventato Dream On e di altre cose, mi ha ubriacato con mille discorsi e motivazioni, non riusciva a contenere l’entusiasmo ed era contento di condividere tutte queste cose. In realtà mi aveva convinto da subito! Negli oggetti che creiamo insieme, di mio cerco di mettere l’entusiasmo, la passione, la curiosità e l’originalità.
Negli anni dell’università hai sempre lavorato. Quanto è stato importante, alla luce della strada fatta fino a qui?
Sì, è vero, ho sempre lavorato, un po’ per mantenermi gli studi, un po’ perché continuo a pensare che più cose riesco ad imparare, più cose potrò fare.
Quindi ho fatto un po’ di tutto: il contadino, il cuoco in paninoteca, il muratore e gli ultimi anni di università ho lavorato in vari studi di architettura come disegnatore.
Quanto ha invece contato toccare con mano la cultura contadina, che hai vissuto attraverso gli occhi di tua nonna e più in generale della tua famiglia?
Come ho detto prima, tra i vari lavori che ho fatto c’è anche il contadino, un lavoro bellissimo, faticoso certo, ma bellissimo! Ho fatto nascere vari animali, dai gattini ai vitellini, ho giocato con agnellini, anatre, galline, conigli, cavie peruviane, cani e gatti, ho avuto un’infanzia meravigliosa! I miei nonni materni vivevano con noi, mangiavamo tutti insieme a tavola eravamo in sette: i miei nonni, mio papà, mia mamma, mia sorella e mio fratello. Ho tanti ricordi bellissimi di mia nonna, uno è questo; io e mia nonna, sul campo, in piena estate sotto il sole, lei con un grande cappello di paglia in testa e un rastrello in mano, io col mio piccolo rastrello, entrambi a rastrellare il fieno: non parlavamo molto e così potevo percepire il suono del fieno con il suo profumo, e del vento che ogni tanto passava.
Ho imparato tantissimo da questo lavoro: l’umiltà, la pazienza, la speranza, l’amore per la natura, l’attenzione alle piccole cose.
La sostenibilità è un tema la cui attualità è sotto gli occhi di tutti. Cosa significa per te realizzare dei prodotti sostenibili? È un aspetto che mette a freno una personalità come la tua, fortemente creativa, oppure al contrario la stimola?
Realizzare dei prodotti sostenibili è una delle nostre priorità; nei nostri prodotti usiamo plastica riciclata e riciclabile, e in alcune versioni dei nostri prodotti, dei polimeri di origine naturale e completamente biodegradabili. La sostenibilità non limita la mia creatività, anzi, la spinge verso nuove sfide, mi stimola a trovare soluzioni innovative, ad andare oltre il convenzionale.
Da dove nasce la tua passione per l’architettura di Frank Lloyd Wright? Cosa ti ispira del suo lavoro?
Ricordo bene il giorno in cui ho visto per la prima volta la casa sulla cascata di Frank Lloyd Wright, ero nella biblioteca del liceo artistico statale di Treviso, ero al terzo anno, scelsi quel libro puramente a caso e fu un’illuminazione! Wright è stato un maestro nell’integrare l’architettura con la natura, creando opere che vivono nel contesto in cui si trovano. La sua genialità nel creare opere senza tempo, che sembrano sempre contemporanee è stata per me una grandissima fonte di ispirazione.
Il tuo scultore preferito è Michelangelo, mentre tra i pittori che ti piacciono di più c’è Dalì. Cosa ti colpisce maggiormente di loro? In che modo li senti moderni?
Di Michelangelo mi affascina la sua maestria nel trattare il marmo come se fosse carne e sangue, il suo modo di scolpire era unico e particolarmente moderno, simile alle lavorazioni che fanno le macchine a controllo numerico attuali. Per Michelangelo la scultura consisteva nel rivelare l’opera già esistente all’interno del marmo, come se il suo compito fosse quello di liberare la forma nascosta togliendo il superfluo.
L’opera che ritengo la più bella scultura in assoluto è la Pietà.
Dalì invece ha esplorato l’inconscio e l’onirico con una libertà che trovo incredibilmente moderna. L’opera che più mi piace è Il Cristo di San Giovanni della croce. Entrambi mi spingono a non porre limiti alla creatività anche se può sembrare eccentrica o fuori dagli schemi.
Se dovessi scegliere un materiale scultoreo qual è quello che più si avvicina a quello del Salvadanaio Numi?
Sceglierei il bronzo!
Come la plastica riciclata e riciclabile, che utilizziamo in Dream On, il bronzo è noto fin dall’antichità per la proprietà di essere fuso e rifuso più volte senza perdere le sue caratteristiche. Entrambi i materiali offrono grande libertà creativa, grazie alla loro malleabilità e capacità di essere modellati con dettagli complessi.
Cosa significa per te il Salvadanaio di Numi e cosa ci metteresti dentro?
Non lo chiamo mai salvadanaio, anche se di fatto lo è. Lo chiamo sempre e solo Dream On, perché a quello serve e quindi ci metto i sogni, certamente i miei, ma soprattutto i sogni condivisi, come NUMI!
Il tuo colore preferito del Salvadanaio Numi e perché.
I miei colori preferiti sono da sempre il giallo e il nero e vale anche per Dream On! Mi piacciono perché mi ricordano il giorno e la notte.
Una delle espressioni che ti piace di più di Matrix, che mi risulta sia il tuo film preferito, in particolare il primo, e che viene pronunciata da un personaggio che almeno nel nome ti è congeniale (L’Architetto) è: “L’imperfezione è l’essenza della perfezione”. Come la applichi al tuo lavoro?
Sì, Matrix è il mio film preferito! In “Matrix Reloaded” l’Architetto non pronuncia esattamente la frase “l’imperfezione è l’essenza della perfezione”, ma durante il dialogo tra lui e Neo, l’Architetto parla di come la prima versione di Matrix fosse un fallimento perché troppo perfetta e per questo incapace di essere accettata dagli esseri umani. In sostanza, suggerisce che un certo grado di imperfezione fosse necessario per far funzionare Matrix.
Ho sempre pensato che la perfezione sia solo un’utopia difficile da raggiungere. Certo, mi piacciono le cose precise e fatte bene ma con l’esperienza ho imparato che a volte è proprio una piccola imperfezione a rendere una cosa unica e forse proprio per questo perfetta; quindi, anch’io ho imparato ad accettare un certo grado di imperfezione.
Raccontaci un sogno che ti piacerebbe realizzare insieme agli amici e colleghi di Numi Design.
Mi piacerebbe non dover considerare il lavoro come un dovere. Come disse Confucio: “Scegli un lavoro che ami e non dovrai lavorare nemmeno un giorno in tutta la tua vita.” Ecco perché mi piacerebbe fare, insieme agli amici di NUMI, un lavoro che amiamo davvero.
Come ti vedi tra dieci anni? O meglio, chi vorresti vedere allo specchio?
Mi viene in mente “La linea d’ombra”, una canzone bellissima di Jovanotti:
La faccia di mio padre prende forma sullo specchio
lui giovane io vecchio
le sue parole che rimbombano dentro al mio orecchio
“la vita non è facile ci vuole sacrificio
un giorno te ne accorgerai e mi dirai se ho ragione”
arriva il giorno in cui bisogna prendere una decisione […]
Il mio futuro dipende dal mio passato, dal mio presente, dalle scelte che deciderò di fare!
Vorrei vedere: un volto di chi ha fatto le scelte giuste, vorrei vedere un volto felice.
Non tutti gli architetti ma molti di loro sono dei buoni cuochi o comunque appassionati di gastronomia? Ti riconosci in questa descrizione? Secondo te come mai, quali affinità riscontri?
Sì, mi riconosco, mi piace molto cucinare e mi piace provare nuovi gusti, nuovi sapori. Quando porto in tavola quello che ho cucinato per mia moglie Elena e mio figlio Davide, preciso sempre che ho aggiunto un ingrediente segreto! Davide ormai sa bene di cosa si tratta, mi dice: “papà, hai messo tanto amore!” Penso che la cucina e l’architettura condividano la capacità di trasformare materiali semplici in creazioni armoniose, bilanciando estetica e funzionalità per offrire un’esperienza sensoriale completa; in più, se le cose si fanno con amore si nota la differenza, anche se questo vale per tutto!
Manuel, un’ultima domanda. L’arte salverà il mondo, oppure, alla fine, si trasformerà in design?
Se l’arte continuerà a far riflettere e a ispirare cambiamenti nella società, allora potrà ancora “salvare il mondo.” Altrimenti, rischierà di diventare solo una questione di estetica e di utilità, come il design.
Ti piacerebbe scoprire qualcosa di più sulle soluzioni di design proposte da NUMI? Contattaci alla mail info@numidesign.it oppure al cellulare +39 393513235160: siamo disponibili a rispondere a qualsiasi tua curiosità.